Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani pubblicano il Rapporto “Le condizioni abitative dei migranti che lavorano nel settore agroalimentare”
Lo sfruttamento lavorativo e il caporalato nel comparto agricolo sono fenomeni oggetto di studio di ricerche scientifiche e di inchieste giornalistiche che, in seguito ad alcuni fatti di cronaca e ad alcune inchieste, ne han descritto le caratteristiche più rilevanti.
La seguente ricerca (consultabile al link: https://www.lavoro.gov.it/stampa-e-media/Comunicati/Documents/Rapporto-Le-condizioni-abitative-dei-migranti-settore-agroalimentare.pdf), prima indagine nazionale sulle condizioni abitative dei migranti occupati nel settore agroalimentare, frutto della collaborazione tra il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e Anci, si inserisce nel contesto del Piano Triennale di contrasto allo sfruttamento lavorativo in agricoltura e al caporalato 2020-2022 ed è volta a mappare su tutto il territorio nazionale le situazioni di disagio e precarietà abitativa in cui versano i lavoratori stranieri impiegati nel settore agroalimentare, individuando le aree esposte a maggiore rischio e verso le quali indirizzare prioritariamente le azioni in materia di soluzioni alloggiative dignitose.
Realizzata in collaborazione con sindaci, assessori, dirigenti, funzionari e impiegati di 3.851 Comuni italiani che hanno preso parte al censimento tra ottobre 2021 e gennaio 2022 e basandosi su dati dettagliati di presenze, insediamenti, caratteristiche e servizi presenti sul territorio, quest’indagine ha avuto il merito di aver contribuito a diffondere in maniera capillare la consapevolezza di una problematica diffusa spesso ignorata o di cui si ha poca conoscenza.
Pur considerando differenze e peculiarità, è basilare constatare che questa realtà, mutevole e di complessa rilevazione, riguardi tutto il territorio italiano e necessiti di una valutazione complessiva del fenomeno.
I ritmi degli spostamenti sul territorio nazionale sono scanditi dai tempi di maturazione dei prodotti da raccogliere in una ciclicità che si ripete di anno in anno.
Se il Sud è l’area geografica dove complessivamente si registra il più alto numero di lavoratori stranieri in base anche alla stagionalità dei raccolti, la Lombardia e il Piemonte sono le regioni del Nord cui Comuni hanno dichiarato la maggior presenza di braccianti agricoli stranieri e Cuneo risulta essere la provincia con il maggior numero di strutture alloggiative, temporanee o stabili attivate da soggetti pubblici o privati nelle quali vivono i lavoratori.
Nelle strutture alloggiative temporanee o stabili, secondo le stime, trovano alloggio circa 7 mila lavoratori agricoli migranti. Le tipologie sono state aggregate in abitazioni private, strutture alloggiative temporanee o stabili attivate da soggetti pubblici o privati e insediamenti informali. La segnalazione relativa ai casi che riguardano gli episodi di caporalato mostrano che la situazione è più critica negli insediamenti informali che in quelli formali.
Sono 11 in totale le Regioni dove si trovano Comuni interessati dal fenomeno degli insediamenti informali. La Regione con più Comuni caratterizzati dal fenomeno è la Puglia (12 unità), seguono poi la Sicilia (8 unità), la Calabria (5 unità) e la Campania (3 unità). Queste prime quattro Regioni, partner del progetto Su.Pr.Eme, coprono quasi il 75% dei Comuni con presenza di insediamenti informali. Si evidenzia che tra l’elenco degli insediamenti informali non figurano Comuni ubicati in Basilicata, la quinta e ultima Regione rientrante nel progetto del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.